1. |
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Gennaio ‘67, la preghiera più bella
è il paradiso per chi non ha sorriso.
La televisione sopravvive allo sparo
al tempo alla morte al vino in strada.
Arrivò in fretta, lo portarono in duecento,
la stessa gente che lo applaudiva a mani vuote.
Nella città dei fiori lo ritrovarono stanco ed emaciato.
La pistola, e la macchia di sangue sul tappeto
La pistola e il sangue sul tappeto
Non c’è aria, e ogni scommessa persa aspetta giù in fondo al palco
miracoli appesi al collo
di rame e di pietra.
Poi giù sipario e mondo in un istante stringe due mani e saluta freddamente poi giù liquore, pillole e rancore
prende la carta, le penna assieme all’arma
Scrive la fine scavando le parole,
firma “Luigi” poi muore.
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2. |
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Restiamo in pochi
la folla divora
ho lasciato il cuore
in cambio di una pistola.
La folla mi divora,
Le ho dato in cambio una pistola.
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3. |
Cimitero
02:00
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Nella notte più calda ho lasciato il mio corpo in un letto di stracci
Il cuore sul fondo, il corpo presente
e nessuna ragione al mondo.
Il fiato si accorcia
e ho lasciato gli oggetti a morire.
Laccio e siringa annegate con me reperti di fughe dal mondo.
Ora cammina di fretta, fingendo il passo serrato di chi ha una sola meta precisa. Supera una madre e un bambino, arriva in un luogo affollato dove nessuno respira. Nel cimitero trova gli amici, ricordano i momenti migliori, viaggi in furgone alla volta di mete astratte e chimere, all’insegna del nulla che per loro era tutto.
Sento le risposte che non ricevevo più
in questo posto il tempo è pietra
Un passo indietro e torno
E se aldilà del muro arriva un altro inverno
ci resta solamente un altro po’ di eternità
ai morti non importa,
brinderemo a un’altra fine un’altra volta.
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4. |
Nube purpurea
02:07
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Partimmo in dieci con lo sguardo all’orizzonte
verso il mare del nord
(Ormai febbraio) l’aria trema sulla pelle e il ghiaccio piange
Verso il mare del nord
Tornando dal polo attraversa aspre pianure, col sangue in bocca e il gelo nel cuore.
Gli tornano in mente i compagni di viaggio abbandonati, uccisi lungo la corsa verso la fine del mondo. Sopravvissuto, unico superstite della terra, ridotto all’ombra dell’uomo che forse era
stato una volta.
Turbante e barba lunga, sultano vagabondo in un cielo vuoto costellato di fantasmi.
Ora che è solo diventa ciò che è sempre stato: re delle ceneri, imperatore di niente. Sovrano di porpora, scampato alla nube che odora di peschi, all’ultima apocalisse (ai corpi nelle strade, alla solitudine) alla follia di quegli anni, vissuti per aggiungere un mattone al suo caro palazzo e per bruciare grandi città. Decenni insensati trascorsi nell’oro, a gettare il vecchio mondo alle fiamme.
Trovata indenne tra rovi e fumo
figlia di incendi e prigione
Compagna spoglia di vesti
Occhi diversi
Vivremo ancora e insieme, Leda
nuova speranza
unica sposa, fanciulla eterna.
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5. |
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Trovato per caso cercando avventura e lieti finali
Il momento perfetto, nascosto in fondo alle pieghe di un anno, stremato.
Bevemmo una droga futura
Che riporta il passato al presente
per rivivere questo istante ancora una volta ancora una volta
Bevemmo una droga futura
che riporta il passato al presente
Per rivivere questo istante ancora una volta ancora
Felicità di bambino in un salotto d’altri con te la notte a vent’anni.
Riflesso per terra, il miraggio deforme di corpi impossibili.
Portami avanti per ritornare presto
in mezzo ai giorni, minuti fermi, nel traffico di notte la strada è blu.
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6. |
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“Cosa ti piace di più, il vivere accanto al mare o il vivere vicino alle foreste, tra i grandi alberi? Se vuoi farmi un piacere, dovresti descrivermi una tua giornata, da quando ti levi dal letto fino quando la sera ti riaddormenti. Così io potrò immaginare meglio la tua vita..”
È fuoriuscito dal losco
Pesante agosto come se
Non ci fosse che allegria e parquet
Dentro i tunnel di un’infanzia solita
Io non trovo che buchi e solchi
Dove nascosto
ANCORA ANCORA
È un biglietto ritrovato
Nella libreria di chi
Fra le “Lettere dal carcere”
E “IT” di Stephen King
A bordar veementi il solito
c’è il nuovo che avanza
Ed un corpo e una stanza
ANCORA ANCORA
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7. |
E. Fermi tutti
02:26
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Quando ti sei guardato intorno
non hai trovato nulla, non un segno remoto, un cenno del capo.
Le storie nei libri ti avevano ingannato. Ma sei rimasto a guardare, in attesa di un tempo più grande di te, più grande di tutte le avventure
Oltre la vita degli animali marini e delle sequoie
Oltre le vie del tuo quartiere e il giardino proibito
Dentro antiche galassie inesplorate, come scatole.
L’equazione è inutile quanto la vita reale, impermeabile, refrattaria.
Incognite in silenzio, in fila indiana, lontane anni luce e niente intorno.
La mattina si alza presto, arriva dritto a sera, senza deviazioni.
Incontra persone segnaposto, presenze grigie come un brutto videogioco
destinate a morire dentro un ruolo scritto male, scritto in fretta,
lasciate a impazzire alle porte di un’enigma irrisolvibile di un mistero vero e proprio.
Quando aveva tempo per cercare lo ha gettato, nella speranza di trovare se stesso e niente intorno. Spera nell’oblio di tutto, quando torneranno i pomeriggi passati a disegnare montagne e spazi alieni, la follia ingenua, le allucinazioni, i cari spettri, l’incoscienza che meritiamo e niente intorno.
Bambole e scatole di carne e ossa
Favole plastiche di carne e ossa
Formule astratte di carne e ossa.
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8. |
A14 blues
08:16
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“Addio a voi”
È l’oscuro monito
Di questo cielo sonico
Questa cosa è magia nera
Vendetta azzurra
Del catrame esausto
Chiara nella mattina
Lampi gomme ed acciaio
La sera prima
Sono esistito tiepidamente
All’ombra di una chiesa
Come “La ragazza Carla”
L’odore di me figlio minore
Riempie l’abitacolo
di un incubo maggiore
Cosa dire ai figli
Di un tempo dischiuso
Sopra un grande bivio?
È un tempo oscuro
Tetro e ostinato
Da fari illuminato
Il passato è carta scura
Che riceve gli appunti
Di una futura paura
Se dalla vita vi hanno sollevati
Le orecchie piene di radio
Una frequenza a caso
Il rombo musicale del motore
Illumina l’asfalto
di un intimo bagliore.
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